Noi, europei senza un’Europa,
mediterranei di meduse,
popoli senza costituzione,
l’amor di patria mascherato
di lussuosi stracci,
venduti al nord dalle luci della mafia,
tessuti al sud dagli schiavi della mafia
giunti qui su carrette varate nei Regni della Fame
da organizzazioni transnazionali efficienti,
quelle sì, e criminali…
uomini e donne e bambini che non sanno,
dalla Fame alla Terra promessa.
Dove si è già colpevoli, di essere,
di esistere, punibili, reclusi per mesi
in campi di prigionia e integrazione
ma sicuri sì di uscire un giorno a conquistare il mondo, o soltanto un reality
notorietà di una stagione, trottola delle speranze illuse, e se avete lasciato la vostra terra e le vostre tradizioni,
e il vostro nome e quella luce,
abbandonate in questo luogo anche
l’anima
lasciatela una volta per tutte scivolare
in un mare di paillettes, dimenticando
la paura,
della morte, quel bisogno di essere, magari visti, addirittura registrati, e un giorno anche, ma uno solo, riconosciuti da chi vi porge un gelato.
E poi, la povertà
di spirito dei capi e dei capi dei capi,
la negligenza dei medici,
l’ipocrisia dei volontari….
E poi la solitudine, dell’occidente, in cui si muore ammazzati, da se stessi.
Perché allora non provare a danzare
e recitar o declamar poesie al suono delle nostre musiche
noi mediterranei di un mare senza meduse,
tutti insieme sulle carrette della fame,
discesi da Adamo,
salvati dall’arca,
legati alla stessa pietra,
devoti agli stessi comandamenti ?
Perché non ritrovarci noi di porto in porto
a cantar la nostra fratellanza,
la libertà di spirito e
l’universale e disattesa uguaglianza?